In esclusiva per te il primo capitolo del romanzo!

 

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Le tre punte della ASTRO

Pirata

 

Il fumo saliva come la fuliggine dei camini appena spenti. L’odore acre e profondo del tabacco permeava le narici e le pareti. Io lo percepivo e alle volte starnutivo un po’, amando però molto quelle serate intense dove il gioco delle carte si mescolava al rum e alle parolacce. Sotto il mio cappello color oro, i miei capelli neri tagliati malamente si scombinavano sbarazzini. Avevo i lineamenti dolci, femminili. Ero una ragazza di diciassette anni, ma per il resto del mondo mi chiamavo Miguel. Mio padre, il capitano della nave pirata più pericolosa degli ultimi tempi, mi aveva obbligata a vestire i panni di un mozzo, perché mi amava e desiderava salvarmi la vita. Mio fratello gemello Rodrigo aveva i muscoli più in vista, ma era della mia stessa altezza e, per la verità, negli studi che riguardavano le carte nautiche perfino lo battevo. Avevo imparato a riconoscere le costellazioni, e quella di Perseo era la mia preferita. Sapevo che non mi sarei mai persa, sia che fossi stata alla guida di una nave, sia che fossi rimasta abbandonata in mare. Bastava guardare il cielo e avrei saputo dove la corrente e i venti avrebbero potuto trasportarmi.

pirati-1La mia povera madre era morta quando noi avevamo quattro anni e mio fratello maggiore sei. Ora lui era uno splendido diciannovenne, alto, atletico e scurissimo di capelli, e portava il nome di Santiago. Non approvava il traffico illegale che conduceva mio padre spacciandolo per affari, e nei suoi sogni notturni immaginava di fuggire, prima o poi, e di rilevare una nuova attività. Io, che ero sempre al suo fianco, lo udivo promettermi che mi avrebbe portata con sé. Santiago aveva ben capito, infatti, che il mio gemello Rodrigo provava nei miei confronti una profonda invidia. Riteneva che ad una donna i piaceri del fumo, del gioco, dello studio e dei segreti di mare dovessero essere categoricamente vietati.

Appena fossimo stati orfani di padre, mi ripeteva, mi avrebbe rispedita ai miei ruoli di femmina, che lo volessi o no.
-Piccola Martina, – mi ripeteva invece di notte Santiago, quando nessuno ci udiva – sappi che mi prenderò sempre cura di te. Sei la mia unica, meravigliosa sorella, e non lascerò che alcuno si approfitti mai di te. Ecco perché è importante che tu mantenga l’anonimato, almeno finché non saremo liberi, noi due, e potrò ridarti la libertà che meriti. –
Io, però, ero combattuta. Amavo mio fratello Santiago più di ogni altro al mondo, ma mi rendevo conto che mio padre mi aveva salvata da un destino orrendo, che mi sarebbe capitato anche se ero la figlia del capitano. Abbandonarlo mi sembrava talmente irreale, quasi quanto l’idea di non governare più la mia nave pirata, che spesso capitanavo dando il cambio al timoniere di bordo. Ero bravissima con le rotte, con il compasso, con le cartografie. Mi dilettavo nella conoscenza del mondo perché credevo che un giorno sarei stata in grado di recarmi ovunque, se avessi saputo come raggiungere ciò che desideravo. Invece, il mio gemello Rodrigo non apprezzava le mie passioni. Si esercitava come un folle nell’arte della spada, apprendeva con avidità le informazioni su tutte le armi e i cannoni in commercio. Sembrava che dovesse affrontare un nemico che aveva dentro di sé, quando io sapevo perfettamente che quel nemico ero io, abile spadaccina ma completamente incapace nei restanti combattimenti, anche a causa della mia struttura fisica.
Era sera. Le nubi calde e scure si addensavano attorno alla nave che navigava spedita. Si chiamava ASTRO e quando solcava i mari era più bella di una stella luminosa.
Non si vedeva molto, ma presto l’orizzonte rivelò a Salvador che un’altra nave era nelle vicinanze. Mio padre corse a prua con la rapidità del vento.
-Dobbiamo attaccarla! Sono commercianti e, da quel che pare, anche abbastanza ben forniti! Per la mia barba, sfruttate la nebbia che sta salendo rapida, e fateli secchi! –
Mio padre, quando voleva, era spietato. Io rimasi accanto a Salvador, l’amato timoniere, mentre tutto l’equipaggio si preparava alle manovre di attacco. Poi, però, scorsi con la coda dell’occhio Santiago dirigersi verso la stiva e decisi rapidamente di seguirlo. Durante gli arrembaggi, il mio posto era accanto a Salvador; di solito lo aiutavo a virare e a scegliere con cura la traiettoria di attacco. Ecco perché lui mi guardò stupito quando corsi via da lì.
-Ehi, Miguel, si può sapere dove stai andando? – mi domandò l’uomo, facendo ondeggiare vigorosamente la barba bianca.
-Arrivo subito, un attimo e torno! – In realtà sparii. Mi diressi verso la stiva e, schivando i pirati che attorno a me facevano a gara per prendere i propri posti di combattimento, scesi rapidamente i gradini della scala di corda dentro la botola.
-Santiago! – urlai – Dove sei? – Mio fratello non riuscì a far finta di non avermi udito e così tornò indietro.
-Miguel! Ma che diavolo ci fai, qui? Torna immediatamente su da Salvador! –
-No! – gli ribattei – Prima intendo sapere cosa ci fai qui! – Mio fratello alzò gli occhi al cielo e mi rimproverò.
-Non mi piacciono i tuoi toni imperativi. Ricordati che con me sei sempre una femmina e da tale ti devi comportare! – Io gli sorrisi, divertita.
-Io sono Miguel, qui tutti mi chiamate così, dunque io parlo e mi comporto come un uomo. Rimarrò con te finché non mi spiegherai le tue intenzioni. Sai benissimo che, se nostro padre scopre che tu non sei ai posti di combattimento, come minimo ti disereda. –
-Oh, che guaio sarebbe! – rise con scherno Santiago – Senti, sorellina, vedi di sparire in fretta. Queste sono imprese pericolose. –
-E io le compio con voi da quando sono nata, visto che è come se mia madre avesse partorito su questa nave! –
Dei rumori forti e sospetti ci interruppero. Santiago mi prese dai fianchi e si accucciò con me dietro una delle tante botti di vino.
-Zitta! Rimaniamo nascosti. C’è qualcosa che non mi torna. –

pirati-2Il caos sopra e attorno a noi era totale. Si udivano colpi di cannone, spari, lotte con le spade e urla di uomini. Dopo anni di addestramento, non mi impressionavano, ma era la consapevolezza di non trovarmi al posto giusto che mi angosciava.
-Sai cosa portano quaggiù, Miguel, oltre al bottino? – Io scossi la testa, mortificata. Mio fratello rimaneva stretto a me e sentivo il suo fiato sul mio collo.
-No, Santiago, non lo so. –
-Ci portano gli schiavi, o meglio, i prigionieri che poi diventeranno schiavi se non c’è collaborazione da parte di chi incontriamo. – Io ero sempre più confusa.
-E allora perché sei sceso qui proprio ora? – Gli chiesi, sempre sussurrando. Lui mi accarezzò i capelli che tenevo sempre nascosti dal berretto dorato.
-Sorella mia, ci sono venuto per vedere quali prigionieri cattureremo questa volta. Ho sentito dire che alcuni verranno venduti come schiavi, altri entreranno a far parte dell’equipaggio. Voglio capire chi sono e rendermi conto di quali rischi corriamo. –
-Scusa, Santiago, ma è sempre accaduto così. Perché oggi vuoi nasconderti nella stiva? –
-Per spiarli. Questa volta ne cattureranno tanti e non c’è da fidarsi. Se si organizzano, possono anche riuscire a fuggire. Potrebbero convincere gli altri nostri marinai a seguirli nell’impresa di abbandonare la nave o addirittura di darle fuoco, una volta nelle vicinanze della terra ferma.

– Io ero confusa. Effettivamente c’era quel rischio, ma che quegli uomini disarmati e legati arrivassero ad organizzare una rivolta di massa sulla nave mi sembrava un’idea un po’ eccessiva.
-Inoltre, – riprese Santiago, serio – non dimenticarti che tutte le volte che arrivano prigionieri nuovi tu sei in pericolo. Potrebbero scoprire che sei una donna. – Io risi.
-Sì, ma non l’hanno mai fatto! –
-Martina, sii seria, per una volta! – Mio fratello mi chiamava pochissime volte col mio vero nome, perché era sempre molto pericoloso e bastava un marinaio lì nelle vicinanze che lo avesse udito per far scoppiare la bomba.
-D’accordo, ti chiedo perdono. Ultimamente, però, devi ammettere che sembra che per te questo sia un chiodo fisso! – Lì al buio, nascosta dalle botti, non mi resi conto che Santiago era arrossito.
Passi rapidi che scendevano la scala di corda mi fecero intuire che si trattava di Rodrigo. Per quanto diversi, eravamo pur sempre gemelli, e io ero in grado di riconoscere il suo arrivo dovunque, sulla nave. Mi chiesi cosa ci facesse anche lui lì, e pensai che ci fosse venuto a cercare. Invece, poco dopo udii il rumore dei piedi pesanti di mio padre e poi i tonfi di due uomini dietro di lui. La curiosità mi obbligò a sporgermi leggermente da dietro la botte per cercare di vedere cosa stesse accadendo.
-Qui, farabutti! Su, rimettetevi in piedi, veloci! –
Non avevo mai visto mio padre così. La sua spada era puntata dritta nella schiena dei due uomini, che però avevano le mani legate da spesse corde da marinaio. Erano di bell’aspetto, con la barba curata, gli abiti eleganti e gli stivali di pelle lisci e puliti. Mi chiesi come avessero fatto a scendere nella botola e capii che erano stati spinti alla meno peggio. I due uomini si rimisero in piedi senza gemere, ma stringendo i denti e i pugni. Non riuscii a capire se per la rabbia cocente o per il dolore della caduta. Santiago, quando si accorse che il mio viso stava sporgendo troppo dalla botte che ci nascondeva, mi strattonò indietro, ma non riuscii a resistere alla tentazione di sbirciare di nuovo. L’uomo più vicino a me, che nel frattempo mio padre aveva legato mani e piedi ad un catenaccio ai bordi della stiva, era di mezz’età, coi capelli brizzolati e il naso aquilino. L’altro, meno visibile dal punto in cui mi trovavo, sembrava molto più giovane, aveva i capelli biondi e un profilo molto fine. Curato e ben vestito, così come il suo compagno, sembrava provenire da un elevato ceto sociale. Non appena mio padre terminò di legarli ai bordi della stiva, lontani da tutto il resto, si alzò e li squadrò dall’alto.
-Bene, bene, bene: che ottimo bottino! Molto meglio della cattura di trenta schiavi! Voi siete merce rara e pregiata. Scusate per la dimora che non si addice di certo alle vossignorie, ma qui dovrete accontentarvi degli agi e dei costumi della mia nave. –
I due uomini fissavano mio padre con gli occhi di fuoco, come se volessero ammazzarlo. Poi, il più anziano dei due parlò.
-Non faremo niente di tutto ciò che ci chiederete, sappiatelo. Piuttosto, la morte! – Mio padre rise di gusto.
-Ah, ah, ah! Hai sentito, Rodrigo? Ma io, signori, non vi chiederò nulla, se non di soggiornare presso la mia stiva. Sarete un’ottima merce di scambio appena se ne presenterà l’occasione. – Lo stesso uomo che aveva preso parola prima, digrignando i denti, ribatté.
-Dove intendete condurci, lurido e schifoso verme di mare? Se credete che il figlio di Pablo da Pitagora debba essere trattato come tabacco da baratto, piuttosto moriremo di stenti, infame! –
-E così sia! – urlò mio padre, che nel frattempo aveva cambiato tono di voce ma soprattutto l’espressione degli occhi – Tu non oserai mai più insultarmi, quando io, il migliore pirata di tutti i tempi, ti ho graziato della vita! Ringraziami e sii devoto per averti mostrato cosa avverrà di questo nobile figliolo reale. In quanto a te, vedremo se varrai, e quanto, come merce di scambio! Altrimenti, il posto di rematore a vita, sulla mia nave, ti è assicurato! – Terminò con ira. Io credetti di non averlo mai sentito infuriato così, né così cattivo. Mi fece perfino paura e, senza accorgermene, mi strinsi di più a Santiago, che a sua volta mi avvolse nel suo abbraccio fraterno.
-Rodrigo, ora saliamo. Dobbiamo risolvere quell’altra faccenda. – disse perentorio.
-Sì, padre. –
-Vista l’arroganza, per questa notte i prigionieri non riceveranno né cibo, né acqua. Domani se ne riparlerà, e vedremo se avranno ritrovato l’educazione che si confà al capitano della ASTRO! –
Padre e figlio risalirono lentamente i gradini della scaletta di corda, finché scomparvero sul ponte.

Continua a leggere l’avventura di Martina Melchiorres e del suo galeone ASTRO nei mari e nella terra di Spagna, in difesa del suo onore e della sua generazione di pirati!

 

Partecipa alla discussione 2 Commenti

  • teresa greco scrive:

    Egregia Paola Alciati. Da quello che ho letto in questo romanzo, ho capito che donna forte tu possa essere. Carattere forte, tenace e coraggiosamente amorevole . Il tuo romanzo esprime tutta la dedizione ad una vita complicata, ma da vivere in pieno per i grandi amori della tua esistenza: il fratello gemello e il tuo anche se furioso, adorato padre. Sono inoltre onorata di poterti conoscere, sicuramente avrò tanto da imparare, da te.
    Ti saluto cordialmente. Teresa

    • Paola Alciati Paola Alciati scrive:

      Gentilissima Teresa,
      grazie per le tue parole! Per me i valori, la verità, l’amore, l’umiltà sono fondamentali ed imprescindibili dalla mia persona, ecco perché sono davvero felice se ciò si evince da quanto scrivo, attraverso i miei personaggi! Penso che ciascuno di noi possa essere davvero importante per gli altri, attraverso le proprie doti ed il proprio coraggio. Se posso domandartelo: come mi hai conosciuto come scrittrice? Sono curiosa al riguardo!
      Ti ringrazio nuovamente e ti auguro di “navigare in un oceano di avventure”, seguendo la rotta che ogni giorno la vita ci indica e che tutti noi percorriamo, simili a marinai capaci di essere guidati dalle stelle!
      Paola

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