Ancora una frase, poi qualche parola, due virgole e… il punto.
Il romanzo è terminato.

Carissimo Lettore,
questo mese ho concluso il seguito del romanzo “La pulce che voleva vedere il mondo”: una strepitosa seconda parte della saga delle Pulci, iniziata in Germania dopo la mia visita allo zoo di Heidelberg, e terminata a Borgomanero. 

Impossibile descrivere le emozioni che mi legano a questo secondo libro, a parer mio immensamente più bello del precedente (cosa che non pensavo possibile).
Desidero, quindi, farti leggere quanto avevo scritto al termine del primo, quando i personaggi erano già diventati eroi nella mia vita. Oggi sono gli stessi, oltre alle new entry, ma più forti, belli e coraggiosi che mai.
Questo è un articolo dedicato ai miei personaggi e, ovviamente, a te, che sei l’unico in grado di rendere Teo la Pulce così famoso ovunque!

aquila-vertTERMINARE UN LIBRO CHE PARLA CON ME
– Dedicato a Teo la Pulce e ai suoi Lettori – 

Scrivere un libro è facile. I protagonisti viaggiano da soli verso la loro strada, la scelgono, me la indicano. Come esseri viventi in carne ed ossa decidono quale vialetto seguire, quale svolta prendere e chi incontrare. Io, magari, vorrei far vivere loro delle avventure ben precise, e ci riesco per metà… finché sento che si apre il varco di una nuova idea. Un po’ mi arrabbio e tento di costringere i tasti del computer a scrivere quello che voglio io.

Non ci riesco mai.
Se mi intestardisco, di lì a pochi minuti non so più come rendere interessante quell’avventura.
Così, mi ritiro in disparte, umile servitrice dei miei personaggi, che sono ben consci di quello che desiderano vivere.
Seguendoli, limitandomi a raccontare le loro orme come se seguissi un filo che non so a che gomitolo mi condurrà, scrivo.
E nascono racconti, libri, fiabe. La fantasia risulta illimitata.

Ecco perché è facile scrivere un libro. Perché, nel mio caso, basta imparare a collaborare con i miei protagonisti, alle volte imponendomi un po’ di più, altre volte lasciando loro esplorare i propri confini, che diventano per me specchio di ciò che non credevo di poter sentire.
“La pulce che voleva vedere il mondo” è un romanzo nato così.
Pensavo che avrei scritto qualche pagina; non sapevo dove sarei andata a parare. E poi?
E poi le idee arrivavano, i personaggi si moltiplicavano, un viaggio si delineava, le pagine aumentavano…

Ho capito che ci sarebbe stato un progetto, suggellato dal desiderio di far brillare qualcosa di grande, questa volta.

Non che i miei personaggi precedenti non fossero interessanti. Semplicemente, giacciono tuttora in molti cassetti della mia mente. In meno di tre mesi sono arrivata a poche pagine dalla fine di un libro che ne contiene quasi 300. Lì ho rallentato le marce. Per la prima volta ho sperato che scrivere questa entusiasmante storia non finisse mai.

Non volevo lasciare i miei protagonisti: li avevo creati io, seguiti durante la loro crescita, ritrovati…

L’idea di mettere un brutale punto e non far altro che terminare le loro avventure mi sembrava terrificante.
Ci son voluti più giorni per accettare che avrei dovuto lasciarli andare.
Come una madre al nono mese di gravidanza, da un lato desideravo incominciare una nuova vita terminando l’avventura, dall’altro volevo cullare le mie preziose creature ancora un po’ in me. Infatti, una volta decretata la fine, sapevo che non avrei più potuto cambiare una sola virgola del loro vissuto. Sarebbero diventati personaggi autonomi ed autosufficienti.

img-dentro-articoloOggi è quello che è successo.
La giovane pulce che, da piccola ed inesperta è diventata adolescente e competente, è saltata a New York a ritirare il Premio che le spetta per essere piaciuta al mondo. Io non posso far altro che essere orgogliosa di lei, del suo percorso, e di me, che le ho dato vita.

Commossa e grata
di questi tanti incontri che noi scrittori possiamo avere grazie alla creatività, saluto con affetto il mio piccolo Teo, il dolce Gasparo, il gelosissimo Leopoldo, la grande Iriana, il saggio Iràco, la bella Baxiana, il curioso ranocchio, lo stimolante bruco, l’etereo arcobaleno, l’adorabile Lasya e Mamma Pulce.

Che tutti voi possiate, ormai dotati di vita propria,
essere importanti strumenti di questo nostro Pianeta così bisognoso di valori e amore.
E che i vostri già moltissimi fans vi apprezzino sempre come adesso, se non di più.

Lanciandovi definitivamente nel mondo, vi saluto con affetto infinito.

Paola Alciati

Queste erano le parole scritte nel 2008. Oggi, al termine del secondo romanzo della saga delle Pulci, ringrazio nuovamente il dono della Scrittura, i miei adorati fans e tutti coloro che amano e credono nel mondo di Teo. Con la speranza che qualche editore si accorga di questo secondo libro allegorico, ringrazio te, mio Lettore, che sei sempre stato al mio fianco, o che sceglierai se esserlo da adesso in poi!

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